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Credibilità, fiducia: l’autenticità nella comunicazione

Credibilità, fiducia: l’autenticità nella comunicazione

Nel mondo del marketing e del business, soprattutto digitale, capita spesso di ricevere email o messaggi privati sui social che parlano di “partnership strategiche”. Ma quante di queste sono davvero partnership, e quante invece sono semplicemente proposte commerciali mascherate? Questa riflessione nasce da una mail ricevuta di recente, ma si collega a un tema più ampio: il valore delle relazioni autentiche, come quelle che si coltivano nel marketing relazionale e in contesti come BNI (Business Network International).

Il caso: una mail “strategica”

Il mittente si presenta subito come proprietario di grandi database B2B e B2C, con la promessa di segmentazioni raffinate, lead profilati e performance garantite. Tutto molto interessante, se non fosse per un dettaglio: la “partnership” proposta è in realtà una classica offerta di vendita.

L’approccio segue la scaletta tipica:

  • auto-presentazione autoreferenziale;
  • elenco delle caratteristiche tecniche (dati, tool, metriche);
  • invito a fissare una call (clicca qui).

Niente di male, per carità. Ma chiamarla partnership strategica rischia di essere fuorviante (per usare un eufemismo).

Cosa distingue una vera partnership?

Una partnership strategica si basa su:

  • reciprocità: entrambi i soggetti mettono qualcosa sul tavolo;
  • co-creazione di valore: si costruisce insieme un progetto o una proposta;
  • fiducia e visione comune: non solo vantaggio economico, ma anche culturale, professionale o valoriale.

Nel caso della mail ricevuta, tutto ciò manca. L’impressione è quella di una scorciatoia comunicativa: usare un termine nobile (“partnership”) per rendere, forse, nelle intenzioni del mittente, più appetibile una vendita.

Il marketing relazionale

All’interno del metodo BNI, network internazionale basato sul marketing relazionale, di cui il nostro team fa parte, con orgoglio, con il Capitolo “Amici Miei” di Cremona, il concetto di partnership ha un significato molto più profondo.

In BNI si costruiscono relazioni basate su:

  • referenze vere, date e ricevute con fiducia;
  • tempo e ascolto, non solo transazioni;
  • interesse genuino per la crescita degli altri.

In questo contesto, la parola collaborazione non è un’etichetta di marketing, ma una promessa di impegno reciproco.

Come rispondere a questi messaggi (se ne vale la pena)

Se un’email simile contiene comunque spunti utili, si può ribaltare il discorso:

“Grazie per la proposta. Per parlare davvero di partnership, sarebbe interessante esplorare un progetto condiviso, un test gratuito, o una collaborazione su casi concreti. Valutate proposte di co-creazione?”

In questo modo, si mantiene il proprio posizionamento e si verifica subito se dall’altra parte c’è apertura reale o solo vendita mascherata.

La differenza tra una pura proposta commerciale e una reale opportunità di collaborazione si gioca spesso sul linguaggio e sull’intenzione. Usare parole come “partnership” o “collaborazione” richiede coerenza, altrimenti si rischia di compromettere la fiducia. E in un’epoca dove il marketing è sempre più relazione, non possiamo permetterci di giocarci la credibilità per provare a “catturare” un contatto in più.

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