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Quando il diritto d’autore diventa caccia alle streghe

Quando il diritto d’autore diventa caccia alle streghe

Il diritto d’autore su fotografie e immagini

Una storia vera (e purtroppo non isolata)

Il diritto d’autore su fotografie e immagini è una questione sempre più cruciale nel web moderno.

Per anni l’utilizzo delle immagini online è stato affrontato con leggerezza: bastava trovarle su Google per sentirsi autorizzati a usarle. Oggi non è più così. Il rispetto del diritto d’autore è diventato centrale tanto quanto i cookie, la privacy o l’accessibilità: è parte integrante della responsabilità digitale di chi comunica. Eppure, proprio in questo scenario, nascono nuove distorsioni e derive legali che rischiano di colpire indiscriminatamente anche chi agisce in buona fede.

Qualche anno fa, sul blog di un nostro cliente, fu pubblicato un articolo commemorativo in occasione della scomparsa di Ennio Morricone. Nessuno scopo commerciale, nessun banner pubblicitario su quella pagina, nessuna promozione legata a quel contenuto. Solo un pensiero, un tributo.

La foto utilizzata all’epoca era stata scaricata da una fonte online che, secondo quanto risultava allora, ne permetteva l’utilizzo. Documentare con precisione i diritti di ogni singola immagine a distanza di molti anni — cinque, sei, otto o più — non è sempre semplice, soprattutto in assenza di una chiara tracciabilità delle licenze dichiarate nei portali web dell’epoca.

Non c’era nessun fine commerciale: solo il desiderio di omaggiare un grande artista nel giorno della sua scomparsa.

Negli altri casi, purtroppo più frequenti di quanto si possa pensare, siamo stati in grado di dimostrare puntualmente la regolare provenienza delle immagini:

  • fotografie originali scattate direttamente da noi o da nostri collaboratori fotografi;
  • immagini acquistate da archivi fotografici professionali, corredate da licenza d’uso valida.

In tutti questi casi, la nostra documentazione ha sempre chiarito ogni dubbio sull’utilizzo legittimo delle immagini.

Abbiamo sempre saputo tutelare la qualità e la provenienza dei contenuti visivi pubblicati

Passano gli anni. L’articolo resta lì, in mezzo ad altri contenuti, alcuni professionali, altri più personali o ispirazionali. Il blog non è una testata giornalistica, ma uno spazio espressivo, usato talvolta anche per promuovere indirettamente attività e servizi. Tuttavia, in questo caso specifico non c’era proprio alcuna promozione: solo la celebrazione della musica e della figura di Ennio Morricone.

Poi, un giorno, arriva una mail. Nessuna richiesta di chiarimento, nessuna comunicazione preventiva. Solo una fattura. In allegato, un PDF con un importo da pagare e la “prova” che quella foto, usata anni prima, era sotto copyright. Chi ce lo comunica? Non l’autore dello scatto. Non un avvocato. Ma un sito gestito da un team vero e proprio, che intercetta contenuti tramite strumenti automatici e poi attiva un processo consapevole e organizzato di segnalazione e intimidazione, inviando comunicazioni sempre più minacciose e prive di margini di dialogo.

La segnalazione è arrivata anni dopo, senza alcun contatto umano. Nessuna richiesta di rimozione preventiva. Solo una fattura.

Abbiamo cercato di spiegare. Di chiarire. Di mostrare la buona fede. Ma l’impressione è stata chiara: non interessa a nessuno. Non c’è spazio per la contestualizzazione. Non c’è spazio per la storia dietro al contenuto. Non c’è spazio per l’umano.

Se il copyright serve a tutelare i creativi, chi tutela le agenzie e i professionisti della comunicazione da queste dinamiche distorte?

Sta diventando sempre più frequente, da parte di alcune agenzie, l’invio di richieste di risarcimento per presunte violazioni del diritto d’autore, utilizzando modalità vessatorie e minatorie, senza alcun margine di dialogo, verifica o buon senso.

In un’epoca di intelligenze artificiali, serve più intelligenza umana.

diritto d'autore o copyright

Cosa possiamo imparare

  • Che ogni contenuto pubblicato online va gestito con cura maniacale, anche (soprattutto) quelli vecchi.
  • Che servono strumenti di verifica, ma anche buonsenso.
  • Che la formazione digitale è fatta di strategie, ma anche di conoscenza della normativa, consapevolezza dei rischi e capacità di gestire gli eventuali intoppi lungo il percorso.

Proprio da queste esperienze, se non propriamente dolorose quantomeno fastidiose e profondamente ingiuste, abbiamo imparato molto. Perché quello che appare è una pratica pretestuosa e sistematica, contro cui al momento sembra non esserci un modo chiaro e definitivo per difendersi.

Vuoi evitare brutte sorprese nei tuoi contenuti? Noi di Livingston possiamo aiutarti a comunicare in sicurezza, senza rinunciare alla creatività.

Contattaci per una consulenza: analizziamo insieme il tuo blog, il tuo sito o i tuoi canali social e ti aiutiamo a metterti al riparo da problemi futuri.

(Questo articolo non cita, per correttezza, nomi di aziende o piattaforme specifiche, ma si basa su un caso reale vissuto dal nostro team).

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Se sei incuriosito da ciò che hai letto e pensi che sia il momento giusto per far “cambiare marcia” alla tua comunicazione, contattaci. Analizzeremo, assieme a te, il tuo progetto, per condividere idee e soluzioni efficaci. Inviaci una mail su info@livingstonweb.it

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