Con il termine viral marketing intendiamo tutto ciò che consente a un brand personale o aziendale di diffondersi in modo ampio e, soprattutto, indipendente dalle nostre azioni.
La promozione di un contenuto generalmente si basa su meccanismi controllati direttamente da noi (ad esempio l’advertising o l’invio di newsletter); nel marketing virale il passa parola (che utilizza i media basati su internet: social, mail, whatsapp o altri sistemi di messaggistica) diventa il motore della diffusione.
Sono forme di marketing non convenzionali, spesso imprevedibili e difficili da anticipare, con metodo scientifico. Non è impossibile trovarsi di fronte a campagne di viral marketing che diventano un’arma a doppio taglio contro il brand in questione.
Probabilmente non è nemmeno corretto dire che si attiva volontariamente una strategia di marketing virale. Un messaggio può diventare virale, ma non ci sono margini di certezza sul momento e la circostanza in cui si innesca la viralità.
Viene definito marketing virale perché richiama il modello di propagazione che è proprio dei virus biologici, con la sostanziale differenza che il contagio digitale, non implicando la prossimità fisica, si diffonde molto più velocemente e a spettro molto più ampio di quello organico. Tale processo presuppone che la diffusione del messaggio “virale” prosegua autonomamente senza ulteriori interventi da parte dell’emittente, grazie alle interazioni che intervengono tra gli utenti medesimi. Perché ciò avvenga è però necessario raggiungere il cosiddetto “tipping point” (m. Gladwell, 2001), cioè il punto a partire dal quale un fenomeno sociale raggiunge una massa critica sufficiente a diffondersi autonomamente. Il conseguimento di tale obiettivo dipende, in larga misura, dalla originalità e validità del messaggio (o “idea-virus” come lo definisce s. Godin nel 2001), che deve essere capace di lasciare il segno, di essere ricordato anche a distanza di tempo, e di propagarsi velocemente, come un virus appunto, influenzando chiunque entri in contatto con il messaggio medesimo.
tratto da: https://www.glossariomarketing.it/significato/marketing-virale/
Le caratteristiche chiave di un messaggio virale
Anche se non possiamo essere sicuri che un messaggio diventi virale, possiamo però individuare le caratteristiche comuni di ogni messaggio, che, ad un certo punto, inizia a diffondersi e a propagarsi in modo spontaneo.
È divertente: il messaggio trasmesso deve far ridere, sorridere.
È semplice, immediato e di facile interpretazione: un contenuto davvero virale è facilmente comprensibile.
È emozionante: se riesce a suscitare delle emozioni, anche le più profonde, nelle persone, il messaggio si diffonde in maniera più spontanea.
È coinvolgente: per far sì che esploda il virus, il messaggio deve essere in grado di suscitare curiosità nelle persone ed appassionare.
Fa pensare: se il messaggio fa riflettere è più facile che venga condiviso fra le persone, che sono per natura portate a raccontare storie
È originale: il contenuto deve essere fresco e creativo e non prevedibile e banale.
È facile da condividere: i mezzi che dovranno trasmettere il messaggio devono essere facili da usare e diffusi; internet è ovviamente il terreno più fertile per questo tipo di diffusione perché veloce, istantaneo e poco costoso.
Tratta argomenti positivi: temi tristi e drammatici non sono adatti al meccanismo di diffusione caratteristico del marketing virale.
Storytelling e marketing virale
Il viral marketing può essere declinato in modi differenti. Ad esempio c’è chi decide di lavorare con il Visual Storytelling (come fa la Apple per le sue pubblicità natalizie) e chi invece punta sul real-time marketing, o instant marketing per cavalcare il trend della notizia o dell’evento del momento. Possono diventare virali anche operazioni di Guerrilla Marketing e Digital PR.
Ciò che conta veramente è la capacità di definire sempre e con precisione:
- Obiettivi;
- Target;
- Metriche di misurazione (KPI);
- Contenuti.
Un recente esempio di messaggio virale efficace
Tempo e Coronavirus: un esempio di viral marketing recente, che si fonde con le notizie relative al Coronavirus: ecco il contenuto creato ad hoc dal brand Tempo che commercializza, come ben sappiamo, fazzoletti.
Qual è l’elemento che ha portato a questa grafica su Facebook di ottenere commenti e condivisioni? In primo luogo la capacità di intercettare un argomento attuale e molto sentito.
Subito dopo il newsjacking (termine tecnico con cui si definisce la capacità della marca di inserirsi nei temi caldi) c’è il valore del brand.
In questo caso non si cavalca la news per promuovere, parlare di prezzi promozionali e vendere qualcosa: il prodotto è in primo piano ma per farsi portavoce di un valore fondamentale (almeno nelle intenzioni) per il Brand. L’attenzione nei confronti del proprio target, che viene prima della corsa agli utili.
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