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La comunicazione, il Covid-19, la fase 2

La comunicazione, il Covid-19, la fase 2

Per ripartire, dopo la tempesta, dobbiamo essere migliori di prima.

Era il 1999 quando Larry e Andy Wachowski portarono sul grande schermo il mondo immaginario, ma con forti legami con la realtà, di Matrix.
“System failure” è la frase che riempie lo schermo nella sequenza finale del film. Neo, l’eroe, ha sconfitto il “sistema’”, The Matrix, appunto.

Eravamo all’alba del nuovo millennio e quella pellicola, che è entrata di diritto nella storia del cinema, è stata capace di analizzare e raccontare la realtà. E, per certi aspetti, è stata addirittura preveggente.

Il sistema economico in cui siamo stati abituati a lavorare e a vivere, molto probabilmente, ha già fallito.
La pandemia ci ha spalancato gli occhi, di colpo.
Un paradigma basato unicamente sul consumismo sfrenato e sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse, non regge più.
Ha fallito la visione miope (o quantomeno incapace di rimettere a fuoco, sul mutato contesto) di uno sviluppo irrefrenabile e inarrestabile.

Se la curva della crescita non può tendere all’infinito, dobbiamo capire dove sono i limiti.

Il modello economico della ciambella (la Doughnut Economy), proposto dalla famosa economista di Oxford, Kate Raworth, è una descrizione al tempo stesso filosofica e pragmatica, dell’economia sostenibile.

Ci sono due linee, due limiti, due confini, oltrepassati i quali possono scatenarsi conseguenze negative per lo sviluppo e il benessere delle persone.
Kate Raworth, nel suo libro L’economia della “ciambella”, sette mosse per pensare come un economista del XXI secolo, spiega in modo scientifico le basi per uno sviluppo sostenibile.

“L’economia della ciambella”

La sostenibilità non rappresenta per le aziende una moda o un trend passeggero ma una direttrice di sviluppo necessaria per rispondere a un consumatore sempre più attento e a un quadro normativo sempre più stringente. Una scelta necessaria che coinvolge tutte le imprese e che va compiuta qui e ora, non restando di fatto appannaggio solo delle grandi corporation o dei settori per vocazione più legati all’ambiente, più “green”.

“Raggiungere lo sviluppo senza portare danni alla Terra.”

È un modello che, appunto, tiene conto di precisi limiti/confini.

Un confine interno, relativo alle dimensioni sociali ed un confine esterno, che relativo ai limiti ambientali.
Tra questi due confini si estende un’area (che assume la forma di una “ciambella”) in cui lo sviluppo sostenibile è possibile.

  1. Il confine interno (la dimensione sociale): una società evoluta deve garantire a tutte le persone la disponibilità delle risorse di base (cibo, acqua, assistenza sanitaria ed energia) in modo che i diritti umani vengano pienamente rispettati. La dimensione sociale forma un confine interno, al di sotto del quale si sviluppano le condizioni per la privazione dei diritti essenziali.
  2. Il confine esterno (i limiti ambientali): l’utilizzo delle risorse naturali da parte dell’uomo non deve creare stress agli equilibri naturali della Terra (causando, ad esempio, il cambiamento climatico e o la scomparsa della biodiversità).

La dimensione ambientale forma un confine esterno, superato il quale si realizzano le condizioni di degrado ambientale.

Secondo il Global Footprint Network, l’Ecological Footprint (le risorse ecologiche che utilizziamo per soddisfare le nostre esigenze) è molto più elevata della Biocapacità (le risorse che la Terra può fornire in un anno senza esaurire lo stock di risorse).

Per avere risorse sufficienti, con l’attuale modello di consumo, dovremmo vivere in un pianeta grande 1 volta e mezzo il pianeta Terra.

Stiamo completamente sforando il nostro budget annuale di risorse disponibili ed attingiamo, costantemente, alle riserve naturali della Terra, riducendole, progressivamente.
E se tutti nel mondo vivessimo come si vive negli Stati Uniti, ci servirebbero 5 pianeti.
Più nel dettaglio, il confine ambientale è già stato oltrepassato per almeno tre delle nove dimensioni previste: il Cambiamento Climatico, il ciclo dell’azoto e del fosforo e la perdita di biodiversità.

Guardare il mondo con occhi diversi

Lo sviluppo sostenibile è un cambio di paradigma che è necessario imparare a comunicare, per condividere il desiderio di guardare il mondo con occhi diversi, per rimuovere le nostre vecchie convinzioni.

Economisti e istituzioni pensano a cosa succederà dopo il Covid-19 che ha bloccato il mondo. Finita l’emergenza sanitaria, si dovrà pensare a come risanare l’economia, provando a liberarci dalla nostra dipendenza dalla crescita, riprogettando la finanza, il denaro, il mondo degli affari. E metterli al servizio delle persone.

Non sarà più solo la legge della domanda e dell’offerta a determinare la richiesta e il successo dei prodotti e dei servizi, sul mercato.

E imparare a raccontarlo

Funzioneranno i prodotti e servizi capaci di garantire il benessere, nel rispetto dei vincoli ambientali, e saranno percepiti positivamente solo i brand che saranno in grado di far sentire la loro adesione a questo nuovo modello di consumo, e la loro vicinanza alle mutate esigenze di quello che un tempo era “il consumatore”.

Quelli che si concentreranno meno su sé stessi e più sul loro cliente, su ciò che per lui è importante.
Quelli che si concentreranno più sull’empatia piuttosto che cercare di creare opportunità di vendita.

“Le aziende dovrebbero ripensare le strategie pubblicitarie e promozionali per essere più in linea con l’attuale sensibilità del pubblico.”

Harward Business Review, https://www.hbritalia.it/speciale-gestire-le-crisi/2020/03/27/news/comunicare-al-tempo-del-coronavirus-3912/

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